lunedì 20 agosto 2018

La fanciulla senza cuore

Si può nascere senza smalto alle unghie, senza collane al braccio, senza anelli in gola o senza capelli al collo, ma senza cuore proprio non si può.
E invece si può.
Robertina Garrula Dal Mare nacque infatti senza cuore.

Ma lei reagì subito a questo tragico evento facendo causa a chi ha scritto questa fiaba che per una volta non finisce malissimo per banali questioni di opportunità.

La contadinella patita di cinema

Nel paese di Carcobein, viveva felice una giovane contadinella chiamata da tutti Paola, pseudonimo di Paola.
A causa di una brutta patologia che si trascinava dalla nascita, era malata di cinema.
Un giorno, intenta a guardare nel multisala MEGAGALATTICUS (il supercinema da 360 sale) il film “Rambo ritorna meglio di prima e con più forza dappertutto”, la sua malattia peggiorò provocandole un brutto malore.
Allarmato dalla situazione, il suo vicino di sedia, dopo aver finito con calma i popcorn nel cestello da 20 euro, si alzò in piedi, fece accendere le luci e chiese “C’è un dottore in sala?”
Ortodonzio Calpestato alzò subito la mano per dare una mano.
Ortodonzio, però, era sì un dottore, ma in Lettere Classiche. Per cui tentò di rianimare la povera Paola declamando i versi di Dante.
Paola, risentita, picchiò il dottore.
Il dottore, risentito, picchiò il cinema.
Il cinema, risentito, picchiò tutti i clienti.
E così cominciò una grande rissa che coinvolse tantissime persone.

I giornali parlarono di un milione di persone defunte. Centocinquanta per la Questura.

Il fachiro e il pisello

Franchino Cardiochirurgo  era un fachiro tostissimo.
Era l’unico in tutto il mondo a saper dormire su un letto di chiodi da 15 cm appuntiti uno per uno con il temperamatite.
Un giorno, però, dei bambini simpaticissimi sostituirono un chiodo con un pisello, ispirati dalla famosa fiaba della principessa che mangiava i piselli.
“Voglio proprio vedere se il fachiro se ne accorge”, disse bimbo 1.
Bimbo 2 sorrise.
Bimbo 3 rise forte.
Bimbo 4 disse “già!”.
Bimbo 5 guardava i cartoni delle Winx.
Come tutti sanno, però, se un corpo è soggetto a forze opposte alla risultante delle forze che agiscono su di esso, la risultante delle forze applicate a un corpo è tanto più forte quanto più nulla e la forza soggetta, oggetta al moto rettilineo uniforme.
Il fachiro morì di mal di testa come pure i bambini.

Tranne bimbo 5, che morì guardando le Winx. 

I quarantotto figli

Putrefatta Lasberla era una donna preseguitata dalla cicogna.
Nell’arco di due anni, infatti, la cicogna le aveva portato la bellezza di quarantotto figli.
Putrefatta non ne poteva più. Tutti i giorni doveva comprare latte in polvere, talco in polvere, pannolini in polvere e sonaglini in polvere per calmare i pianti in polvere dei bambini in polvere.
Stufa, brasata e stracotta, Putrefatta fu costretta a acquistare del potentissimo DDT per eliminare le cicogne, il portentoso CICOGN ZERO.

Bastò spruzzarne un po’ nell’ambiente circostante per provocare morìe di cigogne, cessazione della distribuzione dei figli ed estinzione dei mondi, un meraviglioso soggetto cinematografico da cui Spielberg sta ricavando un film in due parti da distribuire nell’autunno 28. 

La fiaba dell’uomo solo

Lorenzo Scapolo era un uomo che amava tanto la solitudine.
Gli piaceva stare lì seduto sulla sua bella poltorna Fräulein a pensare al futuro, al presente e al trapassato prossimo.
La solitudine gli piaceva proprio.
Proprio per questo aveva deciso di restare figlio unico.
Una decisione che gli costò fatica.
Come potete immaginare, cari bambini, non è facile rimanere figli unici.
Ma alla fine lui riuscì a non avere altri fratelli.
Non pago, Lorenzo Scapolo fece ancora di più.
Arrivò in completa solitudine anche all’altare, ai concerti dei Litfiba, ai film al cinema, al mercato, a New York e persino sull’aereo.
Ma si sa: quando su un aereo sei da solo, è meglio che tu sappia almeno guidarlo, sennò può diventare un problema.
Infatti diventò un problema.

Enorme.

Magnitudo 7, Il Bimbo Elettrico

Magnitudo 7 era un bimbo davvero terribile.
Non c’era modo di tenerlo fermo.
Era sempre pieno di energia. Sembrava quasi avesse ingoiato le batterie delle auto delle macchine.
Gli stringevi la mano e lui te la spezzava.
Gli davi un dito e lui te lo torceva.
Gli facevi una carezza e lui te rompeva.
A un certo punto la gente del paese, stufa di essere trattata a pesci in faccia, stabilì il divieto di pesca.
Magnitudo 7, che come tutti i vegetariani mangiava solo pesce, morì di stenti.
Tra l’altro, gli stenti avevano delle spine di cui lui non si accorse.

Per cui morì il doppio.

Jimmy Polemico

Purtroppo esistono fiabe che iniziano con la parola PURTROPPO.
Poi però per fortuna continuano con altre parole, perché una fiaba fatta di una sola parola non è esattamente una fiaba, ma una sola parola, che è un po’ poco per essere definita “fiaba”.
Questa polemica è solo una delle tante imbastite da Jimmy Polemico, un ragazzo vispo con l’abitudine della polemica.
Era al tempo stesso hater, stalker, disser e skater.
Insomma, un concentrato di bellezza.
Credendosi il migliore dell’universo, attaccava briga proprio con chiunque.
Un giorno però, non riconoscendosi in uno specchio, cominciò a insultarsi da solo.
Preso dall’ansia e dall’angoscia della polemica che aveva acceso da solo, ingoiò un intero flacone di shampoo Pantene.

Jimmy morì sul colpo, ma con i capelli davvero morbidi e lucenti.

Luppolo, il marinaio pettinato

Luppolo era un bravo marinaio, di quelli che fanno il biglietto a terra e obliterano sul tram prima di salire sulle navi. Nonostante la sua infinità solerzia, tutti lo prendevano in giro per quei capelli a forma di banana.
Ehi!, gli dicevano. Ma cos’hai sulla testa, un frutto?
E tutti giù a ridere a crepapelle, a morire proprio dalle risate, con ambulanze e cimiteri pieni.
Quante battute si sprecavano sul povero Luppolo e sulla sua acconciatura a forma di banana!
Un giorno però, stufo delle chiacchiere di paese, volle darci un taglio.
Entrò nel negozio del barbiere di città e disse: Barbiere! Tagliami questa capigliatura.
La proprietaria del locale, la grassa signora VaccaSecca, gli disse: Guardi che lei ha sbagliato negozio.
Come sarebbe a dire?, rispose Luppolo.
Non hai visto l’insegna, sciocco? Questo è un sexy shop per soli adulti. Lei è adulto?
Luppolo, che aveva compiuto da poco 24 anni, disse di no.
Be’, i minorenni non possono stare qui, disse la signora VaccaSecca.

Così a Luppolo non rimase altro da fare che uccidersi usando uno strano vestito a forma di buco, stimolante per lui, ritardante per lei.

Bulbo, il piccolo genio.

Tutti noi siamo cresciuti con qualche bernoccolo in testa.
Il bernoccolo per la cucina.
Il bernoccolo per il bricolage.
Il bernoccolo per il brocantage, le balayage o il decoupage.
Bulbo, il piccolo bimbo duenne, invece aveva il bernoccolo per i quiz.
Gli chiedevi qual è la capitale dell’Italia e ti diceva Foggia.
Gli chiedevi quante dita ci sono in una mano e ti rispondeva otto.
Gli chiedevi di che colore era il cavallo bianco di Napoleone e ti diceva fucsia.
Proprio un genio della finanza!
La gente lo vedeva e gli faceva gli applausi in faccia. Gli chiedevano gli autografi, monetine, spiccioli, sigarette, ospitalità, carboidrati e il giovedì gnocchi.
Così il piccolo Bulbo si decise a iscriversi al famoso quiz della televisione che se ti chiamano a casa e tu rispondi QUIZ DELLA TELEVISIONE vinci fino a un totale di un miliardo di soldi, che però, sottratte l’iva, le tasse, il gas, la benzina e firme del padre e della madre, ti rimane poco, nemmeno duemila lire delle vecchie lire.
Ma a lui non importava.
Ma proprio zero.
Bulbo si sistemò col suo piccolo sgabello davanti al telefono aspettando la chiamata fortunata.
Tuttora la sua mummia è conservata al museo egizio di Torino, in provincia di Asti.

Il pesce che ci vedeva doppio

Tutti i pesci sono dotati di una vista praticamente perfetta. Sanno riconoscere le persone, le salutano, possono guidare e distinguono a prima vista un diamante vero da una patata.
Pesce Pino, invece vedeva tutto doppio. 
Se incontrava per strada un uomo, ad esempio, vedeva tutto doppio: due occhi, due orecchie, due guance, due mani, due piedi, due gambe, due gomiti.
Che sfortunaccia!
Un bel giorno, incapace di vedere le cose per quel che erano, strinse una mano a una persona con cordialità.
Ma in realtà quella persona era una ghigliottina.

Non solo ci vedeva doppio. Ci vedeva pure male.

martedì 24 gennaio 2017

Il cavaliere errante

I cavalieri non sbagliano mai una virgola, si sa!
Ma ce n’era uno che sbagliava tutto sempre, errava proprio tutto: il cavaliere errante.
Non sapeva disegnare le U.
Per lui il caffè era un piatto di latte.
Lo chiamavi per nome e ti rispondeva col cognome.
Certi giorni si svegliava di notte.
Le stazioni radio, poi, le prendeva ma in faccia.
Sbagliava su tutto.
In questa fiaba, tra l’altro, doveva morire dopo una brutta caduta da cavallo e invece sbagliò e visse felice e contento, sbagliando, per cui morì ma solo dopo essere caduto in piedi, cadendo, seduto, in piedi, morto, ma vivo.
Confuso si tolse la vita tagliandosi le unghie.

martedì 20 dicembre 2016

Ninna nanna

Ninna nanna, ninna oh!
C’è un brachetto sul comò
Che facevano le ore
Con la figlia del trattore
Un trattore tutto pepe
Che viveva in un presepe
Il brachetto spelacchiato
era brutto e malandato
senza orecchie, tutto nero
gambe niente, peli zero
un bel giorno andò nell’orto
senza mezzi di trasporto
con parrucca e un bel riporto
camminava un poco storto
una bimba biricchina
gli tirò la sua codina
il brachetto restò muto
per non essere sgarbato
la bambina continuò
a menarlo sul popò
il brachetto sorridente
sopportò e non disse niente
la bambina prese un chiodo
e il brachetto però a quel punto tirò fuori dalla tasca posteriore un mattarello e fece una strage dicendo BASTAAAA!!!


(Clicca queste parole blu per vedere il video animato da Sio)

giovedì 15 dicembre 2016

La brutta storia di gnoccolone


Anni fa, almeno due miliardi e mezzo, nacque un ragazzo ventenne di nome Gnoccolone.
Era alto, basso, biondo, bruno, grasso, magro, giorno, notte.
Tutti gli amici lo scherzavano perché non sapeva contare fino a 1.
Era capace di contare da da 2 a 21 miliardi e mezzo, ma fino a 1 proprio niente.
Di notte, sul suo letto, una sera, di giorno, si piangeva addosso bagnandosi tutto dicendo: “perché non so contare fino a 1? Why?”
Maga Maranza, udite le urla, arrivò subito con la sua carrozza di treno e disse “non piangere!”
“Ma io vorrei imparare a contare fino a 1”.
“Ragazzotto, niente caga! Io ora ti farò un incantesimo e in un lampo saprai contare fino a 1”
Il lampo in effetti si vide subito.
Ma prima, per fortuna, cadde anche il fulmine.  




QUI il video animato da Sio, punto

venerdì 2 dicembre 2016

Robertoooooo! e la morte

In un piccolo borgo in pietra lavica viveva un piccolo gnometto di nome ROBERTOOOOO!
ROBERTOOOOO! era stato chiamato così da sua mamma che l’aveva partorito in una macchina da corsa duranta una gara di F1, il tasto del computer.
ROBERTOOOOO! aveva però una brutta allergia. Era allergico alle sue mani.
Quando toccava le sue mani gli cascavano le mani.
Non poteva mai stare con le mani in mano perché perdeva sia le mani che le mani in mano alle mani.
Un gran bel problema, se si pensa che con le mani si fa quasi tutto, dal pane alle pavimentazioni.
Come tagli la carne? Con le mani
Come chiami il telefonino? Con le chiami?
Come dormi? Con le mani?
Le cipolle? Con le mani!
Perfino la morte, vestita con il suo solito costume di Halloween, si avvicinò a ROBERTOOOOO! con la sua famosa espressione triste e gli disse: ROBERTOOOOO! IO NON POSSO FARTI MORIRE! SEI GIA’ COSì SFORTUNATO! HAI GIÀ QUESTA BRUTTA ALLERGIA ALLE MANI!
Ma poi ci ripensò.
Solo gli stupidi non cambiano idea.


guarda il video animato da Sio cliccando ivi

mercoledì 23 novembre 2016

L’albero invisibile

Nell’antica Roma, che gli storici chiamavano Brindisi, sorgeva al centro del Colosseo, ma fuori, il famoso albero invisibile.
Nato da un seme magico trovato in un antico tablet di pietra, l’albero era entrato ormai nella mitologia. 
Quanti turisti pagavano i pedaggi per vedere l’albero invisibile.
Il comune guadagnava un sacco di soldi da questo albero magico che nessuno vedeva.
E tutti i paganti pedanti volenti e nolenti a guardare l’albero a naso in su, senza vederlo.
Masse di gente a guardare il vuoto.
Alto era alto, ma invisibile era invisibile.
Carlo Panino, un ragazzo muscoloso con un enorme petto di pollo sviluppato in palestra, decise di sfidare la gente con la testa per aria dicendo L’ALBERO NON ESISTE. GUARDATE, ORA LO TAGLIO CON LA MOTOSEGA E VEDRETE CHE NON SUCCEDE NIENTE, PERCHE’ L’ALBERO NON ESISTE! AVETE CAPITO?
NON ESISTE! TURISTI, VE LO RIPETO IN INGLESE: MASASHI KISHIMOTO!
Così Carlo Panino afferrò la motosega e tagliò l’albero che gli cadde addosso, procurandogli un bernoccolo invisibile ma una morte constatabile.

Clicca qui per vedere il cartone animante

lunedì 17 ottobre 2016

Parallelepippo, il soldatino di colla

Che brutta la gente appiccicosa!
Gli dai un dito e si prendono la madre.
Parallelepippo era l’esempio tipico di soldatino appiccicoso.
Ma poverino, era di colla, per cui, poverino, non poteva che essere, poverino, appiccicoso, poverino.
Tutti lo lasciavano solo come un cane lasciato solo come un cane.
Nessuno mi vuole, diceva, nessuno mi welcome.
Tutto triste, mogio e disperato, andò a cercare conforto sotto un albero frondoso che offriva ombra gratuita.
Felice di questo atto di accanita generosità, Parallelepippo abbracciò l’albero con affetto, appiccicandosi.
Ma all’improviso arrivò una nube nera che lanciò un fulmine che incenerì l’albero al 98%.
Il restante 2% andò a fuoco.
Il soldatino apparentemente si salvò.
Ma solo apparentemente.
 

giovedì 13 ottobre 2016

Zebedeo il gigante umile

Nel lontano regno di Regno, una frazione di Regno in provincia di Regno, fu concepito un bambino particolare. Anzi di più: un bambino particolato.
Sin dall’ecografia si capì che non si trattava di un bimbo comune: mentre sua mamma era alta un metro e ventotto millimetri, lui risultava alto trentasei metri e mezzo, se escludiamo i tacchi comprati su ebay.
Dopo i classici nove mesi di gestazione, più altri dodici mesi vinti coi Punti Fragola, naque Zebedeo, il gigante umile.
“Come sei alto”, gli dicevano gli abitanti di Regno, e lui sminuiva.
“Ma no”, diceva, “è solo un pettegolezzo, un Signorini. Sono solo un po’ più alto del comune”.
E invece no. Lui era davvero il più alto di tutti.
Se rapportato in scala 1: 1 con la Tour Eiffel era alto un decimo, ma se rapportato al souvenir della Tour Eiffel era molto ma molto più molto.
Se rapportato a un armadio con sopra una mannaia era desiamente più alto.
Se però la mannaia cade è decisamente più morto.

Qui la fiaba vista da Sio :)

venerdì 29 gennaio 2016

Super Bario Gard

C’era una volta un idraulico sempre raffreddato chiamato Super Bario Gard.
Era sempre eternamente raffreddato, in tutte ma proprio tutte le stagioni: inverno, estate.
Super Bario Gard aveva come amico un fungo, Cosimo Giurisprudenza, specialista in apparizioni.
Capitava, sovente, che se gli saltavi addosso apparivano delle monete che cadevano dal cielo.
A volte euro, a volte dollari, a volte lire avvolte dal bacon.
Suber Bario Gard, tutto raffreddato, disse al fungo: “dod è ghe ber gaso hai ud fazzoleddo?”.
“Puoi ripetere?”, chiese il fungo.
“Digevo, dod è ghe per gaso hai ud bogo di bane da bresdarmi?”, ribetè Super Bario Gard.
Ma il fungo, contrario al bane da bresdarmi, esplose in mille pezzi.
Super Bario Gard ne mangiò un paio e anche lui esplose in mille pezzi.
Duemila pezzi in tutto. Che puzzle avvincente!

Guarda il cartone animato qui!

Bimbomiki e il braccio snodato


Figlio di Grandespurgo e Mammasanta, Bimbomiki era un bimbo come tutti noi, dotato di due occhi, un naso, un bocca, un orecchi, un capelli, un gambe, un ascelle, un piede, un unghia e un lungo formidabile braccio: era lungo miliardi di chilometri.
Armato di curiosità, una volta infilò il braccio nelle tubature di un condominio di 2800 piani e riuscì a far spuntare la mano dal comignolo.
Un’altra volta infilò il braccio in Australia e lo fece spuntare a Catania, per la precisione ad Aosta.
Che forte che era!
Abbracciò gli alberi, con quel braccio, i circhi, la Spagna e un traliccio dell’alta tensione, che solitamente come tutti sappiamo ha l’interruttore su OFF.
Quel giorno però era su ON.

Guarda la fiaba qui!

Starnutello il pupazzo di neve freddoloso


L’estate è la stagione più bella del mondo.
Dura tre mesi ma è come se durasse tre lunghi mesi da quanto è lunga e da quanto è mesi.
La stagione invece più brutta e demoniaca del mondo è l’inverno.
Per un solo motivo: fa freddo e viene il capodanno, una delle feste più tristi da quando sono state inventate le feste tristi di capodanno.
Quanto detto finora non c’entra niente con quanto detto dopo.
Era solo un modo per rompere il ghiaccio.
Un modo simpatico e divertente.
La fiaba comincia adesso.
Starnutello era un pupazzo di neve stagionale. Viveva solo d’inverno e per il resto della stagione si guadagnava da vivere nei campi come spaventapassero (uno solo, Franco, anni 22 ma passero da ben 18).
Starnutello aveva un problema: starnutiva di continuo perché soffriva il freddo.
Che sfortuna mortale: un pupazzo di neve che soffre il freddo.
Per combatterlo, metteva cappotti su cappotti su cappotti su cappotti su cappotti su cappotti su cappotti su cappotti.
Che modo ingenuo di combattere il freddo.
Per combattere il freddo ci vuole almeno una spada.
Ci credo che poi muori.


E qui trovi la fiaba animata!

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